Intervistiamo oggi il vignettista indipendente Antonio Cabras, famoso in tutto il web, attaccato recentemente da alcuni haters per alcune sue opere.
Iniziamo con le domande di Silvia Azzaroli
Ciao Antonio Cabras, grazie di aver accettato di farsi intervistare dal nostro blog, Over There. Adoro il tuo humour sferzante e irriverente. Provo un po’ di invidia per chi sa disegnare così bene. Ci provo ma non sono capace. Ma so scrivere o almeno così dicono.
Cosa provi quando disegni?
Impazienza. Tanta fottutissima impazienza di finire.
C’è qualcuno che vorresti disegnare dal vero? Anche un personaggio storico.
Sicuramente David Bowie, magari nel periodo ‘76 – ‘77. A suo modo, è un personaggio storico.
Hai avuto paura per le minacce ricevute dagli haters?
No. Di solito, chi ti vuole fare veramente del male, non ti avverte prima sui social. In questo senso, i social sono meglio di una polizza sulla vita.
Cos’hai provato per la solidarietà che hai ricevuto?
La consapevolezza confortante del non essere più solo. Cosa che ero ai tempi delle medie, quando dovevo fronteggiare il bullismo, quello vero, totalmente disarmato. Era un fenomeno sociale di cui nessuno, al tempo, si occupava.
Domande di Simona Ingrassia:
1 C’è stato un momento in cui stavi per creare una vignetta e hai pensato: no, ok, questa no? Se sì quando?
Sì, ricordo che una volta stavo per farne una particolarmente pesante su Di Maio. Mi accorsi che era assolutamente pretestuosa un attimo prima di pubblicarla. Per il resto, credo di aver sempre pubblicato tutto quello che ho prodotto.
2 Hai mai pensato per una volta “ma chi diavolo me l’ha fatto fare?”
No, questa era una frase ricorrente dei tempi in cui facevo pratica legale dopo la laurea. Non ho mai accusato noia o fastidio da quando disegno. Potrei farlo per giorni dimenticandomi anche di mangiare. Qualche volta certe critiche campate in aria mi annoiano mortalmente, ma tutto finisce lì.
Domande di Marco Previtera
1 I tuoi disegni hanno uno stile grafico che apprezzo molto, dinamico e pulito, con sfumature magari diverse – più dettagliato, per esempio, quando disegni auto per “Superpista”, più essenziale per le vignette ma sempre riconoscibile. Una cosa che mi sono sempre chiesto è ‘come’ un vignettista arriva a sviluppare uno stile proprio. Tu come sei arrivato al tuo? Sei andato per tentativi, magari isprandoti a artisti passati o contemporanei, o hai fin da subito avuto un’idea di ‘come sarebbero dovuti sembrare’ i tuoi disegni e ci hai lavorato finché quello che risultava sulla carta somigliava a quello che vedevi nella tua mente?
In verità, e questo è per certi versi preoccupante, sono ancora indeciso sul mio stile. Vago dal caricaturale, magari dipinto ad acquerello, al più serioso, schizzato e tratteggiato, dove posso sfogare la mia passione per il chiaroscuro. In realtà ho realizzato che posso cambiare tutte le tecniche che voglio rimanendo sempre, in una certa misura, riconoscibile. Ed inoltre, cerco continuamente di rimanere stupito del risultato. Nonché di destabilizzare chi legge. La maggior parte delle volte, anche per mitigare la “durezza” di certi temi o battute, uso un rassicurante tratto filo – disneyano. Il contrasto che ne scaturisce mi diverte parecchio.
2 Visto che ne accennavo sopra, torniamo un attimo al tuo lavoro su “Superpista”. Devo dire che, per un appassionato di auto, moto ed aeroplani come il sottoscritto la tua rubrica è qualcosa di meraviglioso. Mi ha divertito molto ad esempio leggere la tua rievocazione della prima serie dell’Audi TT (ai tempi studiavo Ingegneria Aeronautica e non credo ti stupirà che tra i miei colleghi di corso quell’auto fosse soprannominata “Audi NACA”…), o quella dell’Austin Metro (che fu del mio zio preferito; ne andò pure parecchio fiero, poi cominciarono i guai…). Del resto la tua passione per le auto classiche e le youngtimer è ben nota e dichiarata. Come ti è venuta questa passionaccia? E fin dove ti spingi per soddisfarla?
Colpa principalmente di mio nonno, ex collaudatore capo alla FIAT e sorta di vice padre per me. Non so quando e perché sia cominciato tutto, ma sapevo appena parlare e conoscevo a menadito ogni modello della gamma Alfa Romeo. Crescendo, mi sono ovviamente cibato di ogni sorta di rivista del settore, avvicinandomi pericolosamente al “tuning” finché sopraffatto dalla nostalgia e dal fatto che le automobili di nuova concezione diventassero sempre più banali ed impersonali, ho diretto i miei interessi sulle vetture storiche. A proposito della Metro, era normale che dopo qualche anno cadesse a pezzi. Era proprio scritto nel libretto uso e manutenzione.
3 Sempre riguardo al tuo lavoro su “Superpista” (poi smetto, promesso) in molti dei tuoi disegni mi è parso di cogliere influenze di certe opere del fumetto francese, ad esempio “Joe Bar Team” di Debarre e Deteindre, o anche del celebre “Michel Vaillant”. Sono effettivamente opere da cui hai tratto ispirazione o è semplice coincidenza?
Colto in flagrante. Adoro Joe Bar Team e sono un ammiratore del fumetto francobelga in generale: ancora oggi mi incanto davanti al Gaston LaGaffe di Franquin o all’ Asterix di Goscinny e Uderzo, e passo ore a studiarne i “trucchi”. Purtroppo gran parte del tempo che impiego per Superpista è assorbito dalla stesura dell’articolo, quindi spesso non ho il tempo materiale di dettagliare il disegno come vorrei.
4 Oltre alle vignette fai spesso pagine di fumetto (mi ha molto toccato ad esempio quella bellissima su Camilleri). Hai in programma, o quanto meno stai pensando, di realizzare opere a fumetti più lunghe?
Diciamo che – anche se è una distinzione che odio fare – sono un fumettista prestato alla vignetta. Questo perché sui social la vignetta da “una botta e via” funziona molto meglio. Ma ogni volta che il tempo me lo concede, torno al fumetto. In realtà avrei già una storia in attesa di pubblicazione, ovviamente a tema automobilistico. Vediamo se quest’anno il Covid mi concederà la possibilità di farla distribuire.
5 Ti capita mai che qualche fan ti contatti (magari sui social) perché è convinto di aver avuto l’idea per la vignetta del secolo e vuole assolutamente che tu la realizzi? Se sì, come reagisci di solito?
Ovviamente sì. Puntualmente l’ideona in questione o è una stronzata mostruosa, o è già stata realizzata da altri 20 vignettisti. Diciamo che cerco di fare presente la cosa in modo tranquillo, senza maltrattare il proponente. Comunque, non posto mai vignette su dettatura altrui.
6 Di converso, ti è mai capitato che qualche soggetto delle tue vignette ti abbia contattato direttamente, per dirti che l’aveva trovata divertente?
Quasi. Uno dei miei primi fumetti postati (2017, credo) era una biografia comica dell’attore di poliziotteschi Maurizio Merli, per cui ho sempre nutrito una viscerale passione. Il giorno dopo, sono stato contattato dal figlio, che si chiama Maurizio pure lui. Mi ringraziava di cuore. E credo di essere stato, in quel momento, veramente felice.
Trovate le vignette di Antonio Cabras qui sotto.
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